le masche di Giulia Cenci è l’opera di arte nello spazio pubblico commissionata per Radis 2024, a cura di Marta Papini. Composta da cinque grandi sculture di alluminio, si trova al Chiot Rosa, una radura a 1200 metri sul livello del mare nel comune di Rittana (Cuneo).

le masche

L’opera le masche è stata realizzata dall’artista Giulia Cenci appositamente per la radura del Chiot Rosa. Partendo dai calchi delle betulle del Chiot Rosa, Cenci li ha combinati con elementi tipici del proprio linguaggio scultoreo, come teste di lupo, teste di manichini e rami di vite. Le sculture in alluminio derivate da questa unione sono degli ibridi a metà tra alberi e fiori, tra esseri umani e animali. Cresciute durante la notte o ferme a testimoniare i fatti e i racconti di quel luogo, le figure si allungano tra le betulle e sembrano osservare con curiosità e stupore l’attività ai loro piedi, dove prendono forma piccoli spazi di riparo e aggregazione.

Durante la fase di ricerca l’artista ha osservato e disegnato elementi vegetali nella fase di crescita e fioritura, come l’iris, il cui stelo si piega per il peso del proprio frutto, per poi ripiantarsi e propagarsi nel terreno circostante: un movimento che porta alla morte della prima pianta, ma rende possibile la nascita e la proliferazione di molte altre. Allo stesso modo, le sculture di Giulia Cenci per il Chiot Rosa sono frutto di secoli di storie e di Storia che hanno influenzato questo luogo, ma sono anche creature aliene, che presagiscono un futuro di incertezza e di metamorfosi.

L’artista ha immaginato la radura ospitare questi fusti, fioriti o in procinto di decadere, diventare un nuovo habitat e contribuire a un paesaggio in continuo mutamento. Il titolo fa riferimento a una figura della tradizione contadina raccontata anche da Nuto Revelli: le masche erano donne che incarnavano il male, il diavolo, e avevano il potere di gettare il malocchio. Le persone identificate come masche erano in realtà figure ai margini della società: la loro diversità e la difficoltà ad integrarsi le rendevano oggetto di persecuzioni. Al tempo stesso le masche erano anche lo strumento per dare un nome a paure e fenomeni inspiegabili. Con la sua opera Cenci omaggia le masche e tutte le persone emarginate per la loro diversità, immaginando un luogo in cui diversi racconti e stratificazioni diano forma ad un futuro di possibilità.

Giulia Cenci

La ricerca di Giulia Cenci si incentra sulle relazioni tra essere umano, animali e ambiente. Per realizzare le sue opere adotta materiali di riciclo, come gli scarti del sistema di produzione agricola o i rottami delle automobili, o anche frammenti di prototipi animali e umani, che assembla e fonde in sculture complesse in cui convivono manualità e produzione seriale. Con le sue opere Cenci ibrida il mondo umano con quello animale e vegetale, dando vita a installazioni dalle atmosfere post-apocalittiche che sfumano i confini tra naturale e artificiale.

Cenci ha esposto in diverse mostre personali e collettive tra cui être rares, a cura di Alessandra Prandin, CAP Saint-Fons, Lyon; dry salvages, Pakt, Amsterdam; Giulia Cenci, a cura di Marie-Noelle Farcy al MUDAM, Luxembourg; High Line, New York; Palazzo Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; Goldsmith CCA, London; MAXXI Roma; Konstmuseum, Malmo; Hardspace, Basel; MAMBO, Bologna; Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg; Clifford Gallery, Colgate University, Hamilton New York; GNAM, Roma. Nel 2022 ha partecipato a Il latte dei sogni, 59esima edizione della Biennale di Venezia, a cura di Cecilia Alemani e nel 2019 ha partecipato alla 15th Lyon Biennale nella sezione Jeune création internationale, a cura di Palais de Tokyo, Institute of Contemporary Art, Villeurbanne/ Rhone-Alpes. Giulia Cenci ha vinto il Baloise Art Prize ad Art Basel 2019 ed è stata finalista del MAXXI BVLGARI PRIZE 2020.

Il Chiot Rosa

L’opera di Giulia Cenci è installata al Chiot Rosa, una radura costellata da alberi di betulla che si trova nel Comune di Rittana, a milleduecento metri sul livello del mare. È un luogo di ritrovo per gli amanti della montagna, grazie ai sentieri che da qui si snodano lungo le creste e le valli della zona. Da qui si accede alla Borgata Paraloup, un piccolo gruppo di case in cui fu organizzata la Resistenza contro il nazifascismo tra il 1943 e il 1944. A partire dal 2006 la borgata è stata acquisita e recuperata dalla Fondazione Nuto Revelli grazie a un progetto architettonico innovativo e sostenibile. Rittana è un comune composto da circa quaranta borgate, situato in una piccola valle a lato della più ampia Valle Stura di Demonte.

Nel corso del Novecento le zone montane e collinari della provincia di Cuneo sono state oggetto di un massiccio fenomeno di spopolamento che prosegue ancora oggi. Nel secondo dopoguerra l’industrializzazione ha spinto le persone a migrare dalle aree montane verso la pianura, dove le grandi fabbriche offrivano maggiori occasioni di impiego. Lo spopolamento ha modificato il rapporto tra abitanti e animali domestici e selvatici e trasformato l’ambiente circostante, con la riconversione delle aree dedicate alla pastorizia in nuove zone boschive.

Il Chiot Rosa e l’opera di Giulia Cenci fanno parte della Mappatura dell’arte nei luoghi della Provincia di Cuneo curata da Vittoria Martini. Questa ricerca (scaricabile QUI in formato digitale) racconta le opere d’arte nel territorio cuneese e le modalità con cui sono state commissionate negli anni. La mappatura rende manifesta l’attenzione di questo specifico territorio verso l’arte contemporanea, raccontando un modello virtuoso di committenza per lo spazio pubblico.